Mangiare alle terme: sono pazzi questi romani

Ecco cosa scriveva il poeta Marziale a nei confronti del suo contemporaneo Emilio (Epirammi XII, 19):

In thermis sumit lactucas, ova, lacertum,
et cenare domi se negat Aemilius.

«Emilio mangia nelle terme lattughe, uova, sgombri e poi dice che a casa non mangia.»[1]

Pannello balneare a mosaico proveniente da Sabratha, in Libia, con sandali da bagno, tre strigili e lo slogan SALVOM LAVISSE, «Un bagno fa bene» (foto Wikimedia commons).

Leggendo questi versi di Marziale, notiamo che il suddetto Emilio mangia alle terme. Dovremmo immaginarlo mentre sguazza in una vasca di acqua calda, addenta un pesce alla griglia, prima di sputare le lische nella vasca del vicino? Probabilmente no.
Le terme non erano solo dedicate all’igiene, ma erano anche luoghi di socializzazione, come i ginnasi greci o altri luoghi pubblici, come i fori. La gente si lavava e si rilassava, ma a volte coglieva anche l’occasione per tenere riunioni, commerciare, discutere di politica, ecc. Alcuni probabilmente trascorrevano solo pochi minuti nelle terme, il tempo di lavarsi, altri vi trascorrevano più tempo, approfittando della gratuità o del prezzo molto modesto delle terme urbane, consentita dalla generosità dei donatori, come gli imperatori stessi.
Spesso, nei luoghi in cui le persone trascorrevano il tempo in società, c’era del cibo da mangiare. Questo era ovviamente il caso delle terme, a maggior ragione quando si trovavano nel centro delle città romane. Non dobbiamo immaginare una sorta di grande ristorante che occupasse una delle sale delle terme, ma piuttosto piccole bancarelle, dove veniva servita agli utenti del luogo una cucina semplice, preparata velocemente[2]. Queste bancarelle si svolgevano allora nei cortili adiacenti alle terme, o comunque nello spazio circostante. Pensate alle piscine di oggi, dove a volte è possibile acquistare una porzione di patatine, qualche bibita o snack più o meno sani.

In diversi siti archeologici termali, come quello di Eretria in Grecia, sono stati rinvenuti utensili da cucina, stoviglie e strumenti di cottura, oltre a resti di cibo, come delle ossa e delle conchiglie[3]. Collocate nei pressi del crocevia centrale della città, le terme di Eretria dovevano essere un’area molto frequentata, quasi inevitabile per chi voleva incontrare gli altri abitanti della città. Deve essere stata una tentazione assaggiare i frutti di mare o sorseggiare un bicchiere di vino chiacchierando con i concittadini, oppure addentare qualcosa di più sostanzioso dopo aver fatto un po’ di esercizio fisico e aver fatto una lunga nuotata nelle piscine fredde, calde e bollenti.

Buon appetito e buon bagno!

[1] Marco Valerio Marziale EPIGRAMMI A cura di GIUSEPPE NORCIO.
[2] Leggi l’articolo Le fastfood, le resto et le tripot.
[3] ERETRIA XXV, Les thermes du centre, Thierry Theurillat, Guy Ackermann, Marc Duret et Simone Zurbriggen. Illustrazione: campione di ceramica dalle terme di Eretria, II-III secolo (fig. 109 della pubblicazione).


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