Il quadrato di SATOR o la magia del verbo

Article en français: Le carré SATOR, ou la magie des mots / English version: The SATOR square or the magic of words


Il quadrato di SATOR, o quadrato magico, è un celebrità antica. Da 2000 anni il suo successo è mai stato smentito. Scatena passioni ed infiamma l’immaginazione. Una tendenza in aumento particolarmente dalla fine del ottocento, grazie allo sviluppo dell’archeologia. L’ultimo esempio di questa fama è il kolossal Tenet di Christopher Nolan, che uscirà nel 2020.

Il quadrato di SATORMa di cosa si tratta? Un quadrato con cinque parole di cinque lettere che formano un palindromo perfetto, cioè un’espressione che può essere letta in tutte le direzioni. La frase latina così formata è la seguente  SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. Completamente reversibile, come potete vedere.

Il significato, tuttavia, è meno chiaro. Sator è l’aratore, il seminatore o metaforicamente il creatore. La parola è al nominativo: è quindi il soggetto. La questione si complica con Arepo, perché la parola non si trova da nessuna parte nella letteratura latina. Alcuni commentatori ne hanno fatto un nome proprio, altri hanno pensato di distinguere una parola della lingua gallica che significa “aratro”. Tenet è il verbo “tiene”, terza persona singolare presente del verbo tenere. Opera è il lavoro, l’opera, la cura, che qui sembra essere all’ablativo singolare, indicando il modo. Quanto a rotas, è il plurale di rota, la ruota, all’accusativo, quindi usato come complemento oggetto.

In italiano si ottiene quindi qualcosa come “Il coltivatore Arepo dirige les ruote con agilità” laboureur Arepo dirige les roues avec adresse”, oppure “Il seminatore all’aratro tiene con attenzione le ruote”. Un significato al tempo stesso banale e oscuro. E da questa oscurità nasceranno gli usi e le interpretazioni più diverse. Ma andiamoci con calma.

Già nell’Alto Medioevo troviamo la formula di amuleti con presunte proprietà magiche, per aiutare il parto, per curare la rabbia, i morsi di serpente e altri disturbi. Il quadrato SATOR si diffuse tra i copti, per i quali i cinque termini del quadrato vennero a designare ciascuno dei cinque chiodi della croce di Cristo. In Occidente, il grafico compare in una Bibbia manoscritta dell’822, poi si diffonde ovunque, in vari scritti e su monumenti religiosi o pubblici.

Fino alla fine del XIX° secolo, si poteva solo ipotizzare l’origine antica della formula. Ma a partire dal 1868 la questione divenne fuori controllo. All’epoca, nei resti dell’antica Corinium romana, oggi Cirencester in Gran Bretagna, gli archeologi scoprirono un frammento di muro con un quadrato SATOR inciso. È completo e notevolmente ben tracciato. Poi si susseguono le scoperte: tra il 1932 e il 1934, quattro esemplari sono trovati negli scavi della colonia romana di Dura Europos, nell’attuale Siria, poi due a Pompei, nel 1925 e nel 1936, uno ad Acquinum, vicino a Budapest in Ungheria, nel 1952, e infine uno a Conimbriga, in Portogallo, nel 1971[1].

quadrato di SATOR: L'iscrizione scoperta nella grande palestra di Pompei nel 1936.
L’iscrizione scoperta nella grande palestra di Pompei nel 1936.

Questo dimostra che il quadrato SATOR era già conosciuto e diffuso in tutto l’Impero Romano all’inizio della nostra era. I reperti di Pompei sono notevoli. Queste sono le tracce più antiche della piazza, che fu inventata prima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Una delle iscrizioni, molto danneggiata, si trova nella casa conosciuta come Paquius Proculus[2]. L’altro è completo e anche firmato, inciso sullo stucco di un pilastro della grande palestra[3].

Tutte queste scoperte serviranno da sfondo ad innumerevoli tentativi di interpretazione.

Fin dall’inizio, soprattutto a causa del suo uso successivo, i principali commentatori del novecento hanno dato per scontato che il quadrato SATOR fosse un crittogramma cristiano[4]. In altre parole, era un segno di riconoscimento tra i seguaci di Gesù, in tempi in cui non era bene apparire pubblicamente come tali. Sulla stessa scia, conosciamo il famoso simbolo del pesce (ἰχθύς / ichthús, in greco antico), le cui lettere formano l’acronimo delle parole “Gesù figlio di Dio Salvatore”. Naturalmente, viene in mente la parabola del “buon grano”. Notiamo anche che le due TENET incrociate disegnano una croce; ad ogni estremità c’è una T, equivalente alla lettera ebraica taw che può avere la forma di una croce e che è, nella Bibbia, il segno di Dio…

Nel 1926, il sacerdote tedesco Felix Grosser[5] pose il chiodo finale sulla bara di questa interpretazione: notò che le lettere permettono di scrivere una croce PATER NOSTER, incorniciata da una A e una O, i simboli alfa ed omega.

Da allora, l’interpretazione cristiana fu difficilmente contestata… fino alla pubblicazione, nel 1968, di un testo del grande storico francese Paul Veyne[6].

Supportato da statistiche, l’autore dimostra che i vincoli per creare un palindromo perfetto come il quadrato SATOR sono tali da rendere impossibile nascondere un anagramma. A riprova di questa complessità, l’inventore del quadrato ha dovuto inserire come riempitivo una parola che non esiste, AREPO. E le lettere utilizzate sono necessariamente molto comuni in latino, in particolare la A, la O, la E, la R e la T, ciascuna ripetuta quattro volte nel palindromo. Infine, il quadrato di cinque lettere segna il limite dell’esercizio: non si conosce un palindromo perfetto di sei lettere[7]. Per quanto riguarda la croce, essa appare inevitabilmente non appena il quadrato contiene un numero dispari di celle.

Per gli anagrammi, la logica è opposta, osserva Paul Veyne: più lettere sono disponibili e più sono comuni, più è facile comporli. Soprattutto se ci si concede, come Grosser, qualche latitudine. Per esempio, ha usato una sola N, quando ne sarebbero servite due per scrivere due volte NOSTER, o ha tralasciato delle lettere, in questo caso due A e due O, per le quali ha poi trovato un uso…

Infine, lo storico mostra che PATER NOSTER non è di gran lunga l’unico anagramma che si può ricavare dal quadrato. Già nel Medioevo alcuni si cimentarono nell’impresa, trovando ad esempio il ben poco cristiano SATAN TER ORO TE OPERA PRAESTO, “Satana, ti prego tre volte, agisci immediatamente”, che utilizza tutte le lettere.

La dimostrazione di Veyne non ha tuttavia smorzato l’ardore immaginativo. Nel 2006 è stata pubblicata una nuova teoria che fa della piazza un segno di riconoscimento non dei cristiani ma degli ebrei. Il suo autore[8] cerca di stabilire delle corrispondenze tra il quadrato SATOR e le istruzioni molto precise date da Dio a Mosè per costruire un altare:

«Farai l’altare di legno di acacia, lungo cinque cubiti e largo cinque cubiti, l’altare sarà quadrato; sarà alto tre cubiti. Ai suoi quattro angoli farete dei corni per adattarlo e lo intonacherai di bronzo.» (Exode 27,1-2)

Cinque per cinque è la dimensione del quadrato! L’autore fa poi un giro di valzer delle lettere per posizionare le TENET in diagonale, il che ci permette di trovare le T che formano teste cornute negli angoli. Infine, giocando con gli anagrammi e prendendo le lettere che gli servono, compone le parole ARA AUREA, “altare di bronzo”, e SERPENS, allusione al serpente fatto da Mosè (Numeri 21,6.9).

La critica razionale di Paul Veyne, tuttavia, si applica pienamente a questo nuovo tentativo interpretativo. Con lo stesso tipo di procedura, senza dubbio non si avrebbe alcuna difficoltà a “dimostrare” che il quadrato SATOR è una testimonianza della presenza di extraterrestri sulla terra…

quadrato di SATOR: L'iscrizione di Cirencester, l'antica Corinium, in Inghilterra.
L’iscrizione di Cirencester, l’antica Corinium, in Inghilterra.

Più che cercare un significato preciso, sembra più proficuo capire in quale contesto culturale possa essere emerso il perfetto palindromo del quadrato SATOR.

In effetti, le parole usate erano molto evocative per gli uomini e le donne dell’antichità. Le ruote (rotas) sono simboli diffusi in tutte le culture, religioni e filosofie. Incarnano il ciclo del tempo o la perfezione del cosmo. La nozione di cura o di lavoro (opera) mette in discussione il senso della nostra vita. E chi detiene (tenet) tutto questo, chi lo controlla? Infine, la figura del seminatore o creatore (sator) è emblematica, sia che designi l’agricoltore che coltiva i campi sia l’organizzatore di tutte le cose.

L’inventeur du carré est donc certainement parti du palindrome SATOR-ROTAS, pour trouver ensuite TENET, compléter avec OPERA, et inventer AREPO par nécessité.

E’ inoltre interessante notare che la nozione di sator compare, nel I° secolo a.C., in un testo di Cicerone che evoca la filosofia stoica:

«Ma il mondo (cosmo), come creatore, seminatore e genitore, per così dire, e anche educatore e nutritore di tutto ciò che la natura amministra, nutre e tiene insieme tutte le cose come sue membra e parti.»[9]

In questa stessa frase, Cicerone usa il verbo continere, tenere insieme, derivato da tenere.

La parola sator può anche essere fatta risalire a Saturnus (Saturno), una delle più antiche divinità onorate a Roma per aver insegnato alle popolazioni locali a coltivare la terra[10]. Si può notare che l’iscrizione del quadrato SATOR nella grande palestra di Pompei è firmata SAUTRAN. Ispirandosi al gioco del palindromo, l’autore potrebbe essersi divertito a scambiare le lettere del proprio nome. Questo darebbe… SATURNA.

Se non c’è l’intenzione di nascondere un messaggio esoterico nel quadrato SATOR, “c’è comunque motivo di dubitare che l’inventore del quadrato magico abbia visto nella sua invenzione solo un gioco formale”, spiega il professor Jean-Noël Michaud[11]. Deve essere stato il primo a meravigliarsi delle possibilità interpretative della sua scoperta, che ha il pregio di poter assorbire innumerevoli interpretazioni. La magia del quadrato sta in questo e spiega certamente il suo successo nel corso dei secoli.

quadrato di SATOR: L'iscrizione di Conimbriga, in Portogallo, scoperta nel 1971.
L’iscrizione di Conimbriga, in Portogallo, scoperta nel 1971.

[1] A Lione è stata trovata un’iscrizione con la parola sator, ma non sembra far parte di un quadrato.
[2] Riferimento dell’iscrizione: C.I.L., IV, 1179.
[3] Riferimento dell’iscrizione: C. I. L., IV, 1989.
[4] La presenza di cristiani a Pompei, quindi prima del 79 d.C., è discussa. Non è né provato né impossibile.
[5] Felix Grosser, “Ein neuer Vorschlag zur Deutung der Satorformel”, Archiv für Religionswissenschaft, 29, 1926, p. 165-169.
[6] Paul Veyne, “Le carré Sator ou beaucoup de bruit pour rien”, Bulletin de l’Association Guillaume Budé, n. 27, 1968, p. 427-460 (letto online, accesso del 4 gennaio 2023).
[7] Con quattro lettere, il latino offre anche il famoso ROMA-OLIM-MILO-AMOR, anch’esso trovato a Pompei, che comprende anche una parola sconosciuta (MILO). Vedere: Les murmures des murs.
[8] Nicolas Vinel, “Le judaïsme caché du carré Sator de Pompéi”, Revue de l’histoire des religions, n. 2, 2006, p. 173-194 (letto online, consultato il 4 gennaio 2023).
[9] Cicerone, De nat. Deorum, II, 86: Omnium autem rerum quae natura administrantur seminator et sator et parens ut ita dicam atque educator et altor est mundus omniaque sicut membra et partes suas nutricatur et continet.
[10] Vedi: I Saturnali davano agli schiavi le ali.
[11] Jean-Noël Michaud, “Le Carré SATOR ou l’imaginaire et le raisonnable”, 2001, Montpellier: Presses universitaires de la Méditerranée, 2001 (letto online, consultato il 4 gennaio 2023).


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