Un pavimento pieno di detriti

Tradotto dal francese


Mosaico esposto al castello di Boudry in Svizzera.

Sul pavimento a mosaico si intravedono un pesce a cui sono rimaste solo la testa e le lische, un grappolo d’uva a metà, gusci di crostacei, una noce aperta che un topo sta per sgranocchiare e decine di altri resti di cibo. L’artista ha posto una tale cura nel rappresentarli, giocando con luci e ombre, che si potrebbe essere tentati di provare a raccoglierli. Un sacrilegio, come vedremo più in là.

Il tema del “pavimento non spazzato” non è insolito nel mondo romano per i mosaici che ornavano le sale da banchetto più ricche, i triclini. Mosaici datati dal I al VI secolo sono stati ritrovati un po ovunque.

Uno splendido esempio, realizzato nel V secolo e originario del Mediterraneo orientale, è arrivato per caso nel Castello di Boudry, nel cantone di Neuchâtel, in Svizzera[1]

Un altro mosaico con lo stesso motivo si trova nel secolare Museo Gregoriano del Vaticano. È stato scoperto nel 1833 sul colle Aventino a Roma. Decorava il pavimento della sala da pranzo di una villa dell’epoca di Adriano ed è firmato dal suo autore, il mosaicista Heraklitos[2].

Un terzo esemplare è stato scoperto nella casa di Salonio a Uthina (Oudna), nell’attuale Tunisia.

Un motivo nato a Pergamo

Relativamente diffuso nel mondo romano, il motivo è stato “inventato” nel mondo greco, come spiega il naturalista Plinio il Vecchio:

Dettaglio del mosaico di Eraclito, Museo gregoriano profano.

“I pavimenti lastricati apparvero tra i Greci e furono abilmente abbelliti con una sorta di pittura fino a quando i mosaici li soppiantarono. In quest’ultimo campo, Sosus era il più rinomato. A Pergamo pose il pavimento di quello che viene chiamato asàrotos òikos (ἀσάρωτος οἶκος – sala da pranzo non spazzata) perché, per mezzo di tessere di vari colori, raffigurò sul pavimento i rifiuti della tavola e altri detriti, facendoli apparire come se fossero stati lasciati lì.”[3].

Il “pavimento non spazzato” non intende certo illustrare la noncuranza degli ospiti che gettano rifiuti per terra durante un banchetto. Sembra affondare le sue radici in un’antichissima credenza religiosa secondo la quale ciò che viene gettato per terra appartiene ai morti o ai Lares domestici. Ateneo di Naucrate, nel II secolo, fa riferimento a questa credenza[4]. Quanto a Plinio, si limita ad affermare che, durante un pasto, “è considerato di pessimo auspicio spazzare il pavimento quando qualcuno si alza da tavola”[5].

Oltre al suo significato religioso, l’asàrotos òikos aveva anche lo scopo di marcare lo status sociale del proprietario del locale. Ciò è evidente non solo per l’impressionante qualità del lavoro di trompe-l’oeil, ma anche per la ricchezza e la diversità del cibo rappresentato. I resti di cibi rari ed esotici, a volte importati a caro prezzo, sono visibili sul pavimento.

Solubile nel cristianesimo

Dettaglio del mosaico di Uthina, al museo del Bardo.

Sotto l’influenza di idee religiose o filosofiche, il tema acquisì probabilmente una dimensione allegorica. Così come il cibo è effimero e alla fine viene scartato, anche i piaceri e le ricchezze della vita sono transitori. L’esempio più recente di mosaico a “pavimento non spazzato” si trova in una basilica cristiana bizantina costruita nel VI o VII secolo a Sidi Abich, nell’attuale Tunisia.

[1] Musée de la vigne et du vin, château de Boudry, les pièces principales, mosaïque d’un symposium.

[2] Musée Grégorien profane, mosaïque de l’asàrotos òikos.

[3] Plinio, Storia naturale, XXXVI.60.25: Pavimenta originem apud graecos habent elaborata arte picturae ratione, donec lithostrota expulere eam. Celeberrimus fuit in hoc genere Sosus, qui pergami stravit quem vocant asaroton oecon, quoniam purgamenta cenae in pavimentis quaeque everri solent velut relicta fecerat parvis e tessellis tinctisque in varios colores.

[4] Ateneo, X, 427e.

[5] Plinio, Storia naturale, XXVIII, 5.

Sources

Novembre 2023,  riproduzione vietata


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