Panem et suffragium

Tradotto dal francese


Ingresso della casa in cui sono state trovate le iscrizioni a favore di Aulo Rustio Vero.

“[La generosità] si manifesta nei banchetti, che devi preoccuparti di dare personalmente e di far dare ai tuoi amici, sia per invitati presi qua e là sia tribù per tribù.”

Questo consiglio a un candidato a una carica pubblica appare nel Commentariolum petitionis –il Manualetto di campagna elettorale[1]. Attribuita a Quinto Tullio Cicerone, fratello minore del celebre Cicerone, questa epistola fu scritta per aiutare il fratello maggiore nella sua vittoriosa campagna elettorale per la carica di console a Roma nel 63 a.C. L’eco di queste parole era ancora ampiamente percepibile quasi un secolo dopo a Pompei.

Grazie scavi effettuati nella città sepolta dall’eruzione del Vesuvio, sappiamo da tempo che le campagne elettorali occupavano la scena pubblica; lo testimoniano numerose iscrizioni sui muri. Recentemente si è scoperto che esse penetravano anche nello spazio privato, come consigliava Quinto Tullio:

“Fai in modo che la gente abbia accesso a te giorno e notte, e non solo attraverso le porte della tua casa, ma anche attraverso il tuo volto e la tua fisionomia, che sono le porte dell’anima.”[2]

In una casa della regio IX di Pompei sono state infatti rinvenute iscrizioni elettorali che precedono di qualche anno l’eruzione del vulcano. Per Maria Chiara Scappaticcio e Gabriel Zuchtriegel[3], esiste un legame tra la teoria politica esposta da Quinto Cicerone e le pratiche elettorali in vigore nella città sepolta.

Le iscrizioni sono incentrate su un certo Aulo Rustio Vero, noto agli archeologi pompeiani come uomo politico. I messaggi sono inviti a votare per questo candidato, descritto come un candidato alla carica di edile degno della carica di Stato. Maria Chiara Scappaticcio e Gabriel Zuchtriegel ipotizzano che la casa in questione potesse essere piena di sostenitori di Aulo Rustio Vero, che si aspettavano non solo una calda accoglienza, ma anche qualcosa da mangiare.

Iscrizioni delle iniziali ARV su una pietra di macina.

I due ricercatori ritengono improbabile che l’abitazione appartenesse al candidato, ma piuttosto a uno dei suoi liberti o a un amico, che sarebbe stato un suo debitore. Inoltre, l’abitazione confina con un forno e ospita una macina su cui sono incise e dipinte le iniziali ARV, che indicano il proprietario della macina. Un’ipotesi plausibile è quindi che il fornaio facesse campagna per Aulus Rustius come riconoscimento per il finanziamento della sua attività. E qui si applica un nuovo principio di Quinto Tullio:

“Con piccolissimi servizi induci gli altri a pensare che ci sia motivo di dare il tuo appoggio nelle elezioni: a maggior ragione coloro di cui hai ottenuto la salvezza non dovrebbero non capire che se non ti pagano in questa occasione, non avranno mai l’approvazione di nessuno.”[4]

Un dettaglio sorprendente è che l’abitazione recentemente scoperta conteneva un larario con i resti di un’ultima offerta fatta poco prima dell’eruzione del vulcano. L’offerta consisteva in fichi, olive, pinoli, datteri e uova. È evidente che né i Lari (divinità protettrici della casa) né il Vesuvio erano sensibili alle pratiche elettorali in vigore a Pompei.

Fonti

[1] Quintus Tullius Cicero, Commentariolum petitionis, 44 : Benignitas autem late patet: est in re familiari, quae quamquam ad multitudinem peruenire non potest, tamen ab amicis si laudatur, multitudini grata est; est in conuiuiis, quae fac ut et abs te et ab amicis tuis concelebrentur et passim et tributim.

[2] Ibid: est in opera, quam peruulga et communica, curaque ut aditus ad te diurni nocturnique pateant, neque solum foribus aedium tuarum sed etiam uultu ac fronte, quae est animi ianua;

[3] L’une est professeure de langue et littérature latine, l’autre est directeur du site de Pompéi.

[4]     Quintus Tullius Cicero, Commentariolum petitionis, 21 : Minimis beneficiis homines adducuntur ut satis causae putent esse ad studium suffragationis, nedum ii quibus saluti fuisti, quos tu habes plurimos, non intellegant, si hoc tuo tempore tibi non satis fecerint, se probatos nemini umquam fore.


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