Dei grappoli alle calcagne

Tradotto dal francese


Vignetta di Julie Wojciechowski che evoca i corridori spartani. Non esiste alcuna rappresentazione antica.

Antico annuncio di lavoro: “Prestigiosa città del Peloponneso cerca giovani celibi di età inferiore ai 30 anni per organizzare una festa quadriennale durante la quale correranno vestiti con grappoli d’uva”.

A Sparta, questa curiosa usanza degli staphylodromoi (σταφυλοδρόμοι, letteralmente “corridori dell’uva”) faceva parte dei Carnee (Κάρνεια), una festa di metà anno in onore di Apollo Carneio, protettore delle greggi. Raffigurata con corna di capra, questa figura del dio era onorata in molte città doriche: Sparta, ma anche Argo, Cos, Thera (nel Mar Egeo) e Cirene (nell’attuale Libia). Secondo Pausania[1], l’appellativo Carneo deriva da un certo Carnos, un oracolo di Apollo che i Dori ebbero il cattivo gusto di uccidere, condannandosi così ad onorare il dio per placarlo. Comunque sia, nel V secolo a.C. le Carnee erano già feste molto antiche.

Mi spiace, ho i Karneia!

Come altre feste elleniche, in particolare i Giochi di Olimpia, le celebrazioni spartani segnavano una pausa nelle incessanti guerre tra le città. Fu a causa dei festeggiamenti in corso che gli Spartani arrivarono troppo tardi a Maratona per aiutare gli Ateniesi e i Platei a respingere i Persiani.

A parte questo fatto degno di nota, sappiamo poco su questi festeggiamenti. Rare iscrizioni archeologiche e alcuni autori ne testimoniano l’esistenza.

Senofonte e Plutarco[2] menzionano le Carnee, tra le altre feste tipicamente spartane che coinvolgono gli efebi: le Giacinzie (Ὑακίνθια / Hyakínthia) e le Ginnopedie (Γυμνοπαιδία / Gumnopaidía), o il culto di Artemide Orthia, durante il quale i giovani dovevano rubare il formaggio ammucchiato sull’altare sfidando le frustate degli adulti…

Statere da Metaponto (città greca dell’Italia meridionale) raffigurante Apollo Carneo, 430-410 a.C. (Museum of Fine Arts di Boston).

Nella tarda antichità, ben dopo la fine dell’età dell’oro spartana, il grammatico Esichio di Alessandria fornisce alcuni dettagli sulle Carnee e sulla sua famosa corsa: i corridori vestiti con grappoli d’uva dovevano inseguire per la città uno dei loro compagni adornato con strisce di lana. Se lo raggiungevano era un buon presaggio, un cattivo nel caso contrario.

Demetrio di Scepsi, citato da Ateneo di Naucrati[3],

fornisce alcune informazioni di base, in particolare la durata delle Carnee: 9 giorni.

Passaggio del testimone

Enumerati i fatti scarsi, non resta che interpretarli.

Per il già citato Demetrio, il significato della festa era essenzialmente militare e una vetrina per l’addestramento militare dei giovani spartani, l’agoghe. A parte il fatto che a Sparta tutto è più o meno strettamente legato all’arte della guerra, non si capisce cosa c’entrino i grappoli d’uva.

Dalla fine del XIX secolo, gli storici hanno avanzato un’altra ipotesi. Le Carnee erano soprattutto una festa agricola, che esprimeva la fine di un ciclo, il passaggio dal raccolto alla vendemmia, dall’estate all’autunno, da una divinità all’altra. Apollo Carneo avrebbe simbolicamente passato il testimone a Dioniso durante la corsa degli staphylodromoi.

[1] Pausania, Descrizione della Grecia, III, 13.

[2] Senofonte, Costituzione spartana 2.9; Plutarco, Aristide 17.8.

[3] Demetrio di Scepsi, geografo greco del II secolo a.C. Ateneo di Naucrate, grammatico greco del II/III secolo d.C.

Giugno 2024, riproduzione vietata


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