Tradotto dal francese

Per celebrare la fine del dry jennuary, diamo un’occhiata all’espressione latina spesso utilizzata In vino veritas: “Nel vino, la verità”.
È attribuita a Plinio, ma il contesto è spesso trascurato…
Plinio il Vecchio adotta la frase come proverbio, ma il suo discorso è più che altro un avvertimento sui pericoli dell’alcol:
Un proverbio ha attribuito la verità al vino. Anche se sfugge a questi pericoli, il bevitore non vede sorgere il sole e vive meno a lungo. Da qui il pallore, le palpebre pendenti, gli occhi graffiati, le mani tremanti che si lasciano sfuggire i vasi pieni, il sonno disturbato dalle Furie, che è la punizione immediata, l’inquietudine notturna e, come premio supremo per l’ubriachezza, le mostruose dissolutezze e il gusto per gli orrori. Il giorno dopo, l’alito puzza di botte, quasi tutto è dimenticato e la memoria è morta.[1]
Da dove viene questa frase?
Secondo la tradizione l’espressione originale in greco, Ἐν οἴνῳ ἀλήθεια, sarebbe stata coniata da Alcée di Mitilene, compagno della poetessa Sapho, e ripresa da Ateneo di Naucrati nella sua opera I Deipnosofisti.
Questa massima è legata alla pratica del συμπόσιον, da σύν (“insieme”) e πίνω (“bere”). Bere insieme significava anche discutere animatamente di vari argomenti. L’alcol scioglie la lingua, elimina le inibizioni, libera la parola.
La tradizione del banchetto era praticata da Alessandro Magno, che la usava come arma politica, e moderava il suo consumo di vino:
Era anche meno incline al vino di quanto si pensi; aveva fama di esserlo, perché si tratteneva a lungo a tavola, ma lo faceva più per bere che per parlare. Ogni volta che beveva, proponeva qualche questione piuttosto lunga da trattare e prolungava i pasti solo quando aveva molto tempo libero. Ma quando doveva occuparsi di affari, né il vino, né il sonno, né il gioco d’azzardo, né l’amore più legittimo, né lo spettacolo più bello, insomma niente poteva trattenerlo e portargli via il suo tempo prezioso, come è accaduto a tanti altri capitani.[2]
Osserviamo l’espressione greca:
- οἴνῳ (al dativo dopo la preposizione ἐν), vino, ha dato enologia.
- ἀλήθεια, verità, deriva da ἀληθής / alêthés (“vero, sincero”), cioè “non nascosto”, da ἀ- / a-. prefisso privativo, e da λήθω / lêthô (“nascondere, fuggire”).
Lo sapevate? La parola Λήθη / Lete (“dimenticanza, ciò che sfugge alla memoria”) deriva dallo stesso verbo. La parola è nota nell’espressione figurata “Bere l’acqua del Lete”, che significa “dimenticare”, “perdere la memoria del passato”, in allusione al fiume degli Inferi, dove, secondo la mitologia greca, le ombre dei morti andavano a bere per dimenticare la loro vita passata.
La massima ha attraversato culture e confini. In cinese si legge “Dopo il vino (di riso), abbiamo la vera parola”. Nel Talmud babilonese è scritto in ebraico: “Quando entra il vino, esce il segreto”.
Rabelais, nel XVI secolo, ha parafrasato: “Il succo della vite chiarisce lo spirito e la comprensione, calma l’ira, dissipa la tristezza e dà gioia ed esultanza”.
Quindi, che cosa c’è per noi? Come Alessandro: che un po’ di vino scioglie le lingue, ma che per conquistarlo è meglio non abusarne.
[1] Plinio il Vecchio, Storia Naturale, Libro 14, 28: Vulgoque veritas jam attributa vino est. Interea, ut optime cedat, solem orientem non vident, ac minus diu vivunt. Hinc pallor, et genæ pendulæ, oculorum hulcera, tremulæ manus effundentes plena vasa, et (quæ sit pœna præsens) furiales somni, inquies nocturna, præmiumque summum ebrietatis libido portentosa, ac jucundum nefas. Postera die ex ore balitus cadi, ac fere rerum omnium oblivio, morsque memoriæ.
[2] Plutarco, Vita di Alessandro, 23: Ἦν δὲ καὶ πρὸς οἶνον ἧττον ἢ ἐδόκει καταφερής, ἔδοξε δὲ διὰ τὸν χρόνον, ὃν οὐ πίνων μᾶλλον ἢ λαλῶν εἷλκεν, ἐφ´ ἑκάστης κύλικος ἀεὶ μακρόν τινα λόγον διατιθέμενος, καὶ ταῦτα πολλῆς σχολῆς οὔσης. Ἐπεὶ πρός γε τὰς πράξεις οὐκ οἶνος ἐκεῖνον, οὐχ ὕπνος, οὐ παιδιά τις, οὐ γάμος, οὐ θέα, καθάπερ ἄλλους στρατηγούς, ἐπέσχε· δηλοῖ δ´ ὁ βίος, ὃν βιώσας βραχὺν παντάπασι πλείστων καὶ μεγίστων πράξεων ἐνέπλησεν.
Per saperne di più:
- La Vie des Classique: Andrea Marcolongo – Le vin grec
- In mulso suavitas
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