Tradotto dal francese

Perché l’anno inizia il 1° gennaio? La risposta risiede in una riforma condotta a tambur battente da Giulio Cesare.
Alla fine della Repubblica, il calendario romano è diventato un vero rompicapo. Erede di un’organizzazione molto antica, fondata in origine su soli dieci mesi*, poi arricchita e rimaneggiata nel corso dei secoli, si basa ormai su mesi lunari e intercalazioni decise dai pontefici. Questo sistema, destinato a conciliare il ciclo della luna e l’anno solare, fatica a restare in fase con le stagioni. Gli equinozi derivano, i mesi slittano, e il tempo civile non corrisponde più veramente né al ritmo della natura né alle esigenze dello Stato.
Nel 46 prima della nostra era, Giulio Cesare intraprende il riordino di questo meccanismo sregolato. Consigliato dall’astronomo Sosigene di Alessandria, mette in atto un calendario solare fondato su un anno di 365 giorni, completato da un giorno intercalare ogni quattro anni: il principio dell’anno bisestile. Per permettere questa transizione, l’anno 46 prima della nostra era viene eccezionalmente allungato: con 445 giorni, serve a riallineare il tempo civile sul ciclo solare prima dell’entrata in vigore del nuovo sistema, il 1° gennaio 45 prima della nostra era.
Questa scelta del 1° gennaio come inizio dell’anno non costituisce tuttavia un’invenzione radicale. Dal 153 prima della nostra era, l’anno consolare –quello che scandisce la vita politica romana– inizia già a questa data, al fine di permettere ai magistrati di assumere più presto le loro funzioni. La riforma cesariana non crea dunque il 1° gennaio: lo fissa durevolmente in un calendario ormai regolare e prevedibile.
Questa data non è neutra sul piano simbolico. Il mese di gennaio è posto sotto la protezione di Giano, dio delle soglie, dei passaggi e degli inizi, rivolto al tempo stesso verso il passato e verso il futuro. Il 1° gennaio si presta così naturalmente agli auguri e ai gesti propiziatori. A Roma, ci si scambia strenne (strenae) per augurare felicità e prosperità all’anno che si apre –una pratica il cui eco risuona ancora nelle nostre tradizioni moderne.
Alcune iscrizioni e formule di auguri antichi conservano traccia di questa attenzione rivolta al tempo nuovo. Vi si legge talvolta la formula rituale:
ANNUM NOVUM FAUSTUM FELICEM
(un anno nuovo felice e favorevole)
* I nostri mesi di settembre (settimo), ottobre (ottavo), novembre (nono) e dicembre (decimo) hanno conservato traccia del loro antico rango. Quanto a gennaio, è il mese di Giano!
Per saperne di più
- Le calendrier des Romains
- Calculateur de date romaine
- Quelques formules de vœux en latin et en grec sur le site de l’association Arrête ton char!
- L. Chrzanovski, Flamboyantes étrennes romaines, in Artpassions 4 (2005), pp. 73-81
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